Il Neurofeedback ha l’obiettivo di guidare il paziente nell’attività di modulazione e regolazione del proprio sistema nervoso centrale.
Consente di educare il cervello a produrre onde cerebrali in specifiche posizioni, frequenze e ampiezze, permettendo di fatto all’individuo di rieducare sé stesso modificando le proprie funzioni corporee.
Se con il Biofeedback ci si concentra sulle reazioni del corpo, con il Neurofeedback con EEG quantificato ci si concentra sulle onde cerebrali.
Il Neurofeedback, infatti, utilizza EEG osservato in tempo reale, che è in grado di mostrare l’andamento cerebrale del paziente.
Il campo di applicazione di Biofeedback e Neurofeedback (rispettivamente BFB e NFB) è molto ampio: comprende neuroriabilitazione, psichiatria e trattamento dei disturbi dell’apprendimento. Vi si può inoltre fare ricorso per favorire il rilassamento con tecniche di respirazione diaframmatica e ottenere una diminuzione della frequenza cardiaca.
La caratteristica più importante del training di Neurofeedback consiste nel fatto che non viene utilizzata nessuna influenza fisica o chimica sul soggetto, ma si migliora la qualità di vita dei pazienti insegnando loro come autoregolare le funzioni corporee.
Studi scientifici hanno evidenziato come il Neurofeedback sia efficace in presenza di diversi disturbi quali ad esempio stress, stress post-traumatico, dolore cronico, ADHD, disturbo del sonno, Sindrome di Tourette. I campi di applicazione però sono più numerosi.
Analizziamone alcuni nel dettaglio.
STRESS: imparare questa tecnica di controllo può aiutare a migliorare le condizioni di stress. I processi fisici, come ad esempio la pressione sanguigna, possono diventare irregolari se si è stressati: con questa terapia si impara a farli rientrare nei parametri corretti.
DEFICIT DA ATTENZIONE/IPERATTIVITA’ – STRESS POST TRAUMATICO: questa tecnica si rivela utile anche in presenza di questi disturbi in quanto educa il paziente al controllo dell’attività elettrica del proprio cervello, costituendo un’alternativa efficace all’utilizzo di metanfetamine. Gli consentirà, infatti, di normalizzare le alterazioni EEG legate ai sintomi tipici dell’ADHD/ADD e dello stress post traumatico.
MALATTIA DI RAYNAUD: chi soffre di questo disturbo rileva un intorpidimento di alcune parti del corpo a seguito di uno stimolo freddo o di stress emotivo. Dal momento che questo deriva da un problema di afflusso di sangue alla pelle, alcuni studi indicano che il Biofeedback termico può aiutare a ridurne i sintomi. L’80-90% dei pazienti della Raynaud’s Association ha rilevato una migliore circolazione e una ridotta frequenza dei sintomi dopo la terapia.
COSTIPAZIONE CRONICA: studi dell’Università dello Iowa hanno evidenziato che il trattamento con il Biofeedback può migliorare la risposta dei muscoli che causano la stitichezza cronica. L’80% dei pazienti, secondo le rilevazioni, ha constatato un miglioramento del movimento intestinale dopo aver effettuato questa terapia.
BRUXISMO NOTTURNO: questa terapia consente di contrastare l’involontaria contrazione dei muscoli facciali, che di solito avviene con lo sfregamento tra loro delle due arcate dentarie o quando le mascelle vengono strette troppo forte tra loro.
APRASSIA DELLA PAROLA INFANTILE: in presenza di questo disordine del linguaggio motorio il cervello ha difficoltà a coordinare i movimenti muscolari necessari per pronunciare suoni, sillabe e parole. Con questa terapia si aiuta il paziente a risolvere tale difficoltà.
Oltre ai disturbi menzionati ve ne sono altri per i quali tale trattamento si è rivelato efficace. Riepiloghiamo i principali: mal di schiena, depressione, ansia, asma, ipertensione, diabete, dolore cronico, anoressia nervosa, difficoltà di apprendimento, fibromialgia, spasmi muscolari, chinetosi, incontinenza urinaria, terapie cognitive e comportamentali.
Può essere altresì utilizzato (in associazione al Biofeedback elettromiografico e/o termico) per trattare sindromi dolorose come cefalea ed emicrania. Buoni risultati sono stati ottenuti anche nella riabilitazione post lesione cerebrale (ictus e traumi cranici), nell’autismo e nei tremori parkinsoniani.
Biofeedback e Neurofeedback sono utili anche per ottimizzare le prestazioni degli sportivi e per migliorare le performance nello studio e in ambito lavorativo.
Il Neurofeedback non ha effetti collaterali e non è invasivo per il paziente, ma anzi assicura benessere a lungo termine in quanto si acquisisce un’abilità di autoregolazione.
L’obiettivo del Neurofeedback è quello di insegnare al paziente come percepire determinati stati di attivazione corticale e in che modo raggiungerli volontariamente. Il paziente diverrà così più consapevole dei differenti stati EEG e sarà capace di produrli quando necessario.
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